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Domanda allo psicoterapeuta:


Buongiorno dottore,
sono una cinquantenne con una carriera avviata, tanti interessi e una relazione sentimentale di lunga data, ma ancora “giovane” per intensità e coinvolgimento. Da qualche mese, a seguito di un trasferimento per motivi lavorativi, ho dovuto lasciare la mia città e trasferirmi in un’altra regione. Normalmente avrei organizzato delle trasferte per “rimpatriare” periodicamente, ma l’attuale situazione Covid non me lo consente. Il mio compagno mi ha seguita, come io seguii lui qualche anno fa, senza forzature o rimpianti. Purtroppo però, ho constatato con avvilimento, in questi mesi ho fatto fatica a mantenere i rapporti familiari e con le amiche e gli amici da cui ho dovuto allontanarmi. All’inizio passavo interi pomeriggi, nei fine settimana, per sentire telefonicamente o con videchiamata le persone care, per me la distanza non rappresentava un problema. Le persone, all’altro capo, sembravano molto contente di sentirmi e raccontarmi le proprie vicende. Ma, con il passare del tempo, la cosa è andata alla deriva. I miei amici e parenti non mi chiamano mai. Potrei anche soprassedere, in fondo li ho abituati così. Ma la cosa che più mi ferisce è che proprio non mi rispondono alle chiamate, o rimandano all’infinito i contatti lasciandomi appesa ad una “richiamata” che non arriva mai. Il mio compagno afferma che sia colpa mia, che la troppa disponibilità porta a questi risultati (tant’è che quando hanno bisogno, mi cercano eccome!). Lei pensa sia così? E se così è, c’è un modo per non rimanerci così male? C’è una dose di opportunismo negli altri che dobbiamo e possiamo accettare senza sentirci “sfruttati” o dimenticati? Io, da sola, non riesco a farmene una ragione.

Risposta del Dott.Zambello: Gent.ma Signora,
È vero che il Covid ha accelera un processo di isolamento ma, non sono così sicuro che sia solo un problema.
E' destino che crescendo i rapporti si sfilaccino, diventino più essenziali, funzionali.
Non credo sia opportunismo, è il passaggio verso un mondo adulto. L'adulto è destinato ad essere solo. Non è che non sono importanti gli altri, è che ognuno di noi è unico, diverso.


Aggiunto: Marzo 15, 2021
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Domanda allo psicoterapeuta:


Caro Dottor Zambello lei conosce un bravo psicanalista junghiano uomo a Roma?

Risposta del Dott.Zambello: Buona sera,
Consulti l'elenco degli analisti dell'AIPA di Roma.
Le lascio il link

http://www.aipa.info/lazio/


Aggiunto: Marzo 13, 2021
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Domanda allo psicoterapeuta:


Caro Dottor Zambello perché non pubblica più le mie domande a me che le sono così fedele?

Risposta del Dott.Zambello: Buongiorno, mi dispiace ma, non ho letto alcuna sua domanda in questo periodo.
È mia prassi pubblicare tutto.


Aggiunto: Marzo 5, 2021
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Domanda allo psicoterapeuta:


ho 74 anni. Sto prendendo il seroquel 100. Lo psichiatra mi ha segnato il Brintellix 5 m. Mi fa venire le vertigini e illustrazioni vomito. Sono 4 giorni che lo prendi ma oggi ha smesso. Gli antidepressivi mi fanno male. Sono triste è vero perché sono sola ma esco pochissimo in questo periodo di covid e sbaglio. Ho cominciato con i psicofarmaci perché anni fa bevevo del vino adesso ogni tanto due bicchieri. Quando mi hanno dato illoro seroquel in ospedale sono stata malissimo per parecchi giorni ma adesso ne sono assuefatta. Prendo anche il tavor da 2,5. Oltre che l'antiipertensivo la mattina. Sono stanca di questi farmaci. Dovrei fare delle passeggiate ma esco poco. Mi dia un consiglio come superare la paura di uscire da sola.Questa paura mi è venuna dopo una lite furiosa con un mio amico omosessuale che mi ha offesa ed io ho reagito in malo modo. amo paura che mi faccia del msAle.Mi aiuti a capire perché questa paura pur sapendo che innanzitutto fondo ha paura pure lui tanto che ha chiamato le guardie dopo che l'ho offeso.. Grazie

Risposta del Dott.Zambello: Gent.ma Signora,
Non sono in grado di darle un parere sulla sua terapia farmacologica. Tutti i farmaci possono dare degli effetti collaterali, Si tratta di trovare la molecola e la posologia giusta.
Le posso consigliare di cercarsi uno psicoterapeuta per una breve e mirata terapia.


Aggiunto: Marzo 4, 2021
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Domanda allo psicoterapeuta:


È notte Dottor Zambello e le scrivo. Sono nel mio letto e penso a mia zia che sta morendo. Lontana da tutti e sola in ospedale. Senza la possibilità di vederla e sentirla, entrata in ospedale per una stupidaggine ha scoperto di avere un tumore è nel giro di pochi giorni tutto è precipitato.
In circa 3 anni è morto il marito di mia mamma, la mia cara nonna, l'altra mia zia con il marito e adesso lei. Sono stanca, stufa, scoraggiata. Tutto ciò mi ha reso anche fortemente ipocondriaca.
Non capisco perché vedo famiglie serene e allegre e la mia è stata decimata. Ho paura di ricevere la famosa telefonata che nessuno vorrebbe mai ricevere.
Sono troppe basta.. :!cry:

Risposta del Dott.Zambello: Gent.ma Chiara, capisco il suo dolore e l'assurdità della solitudine. Ma, la vita è la morte sono misteri insondabili. Noi uomini non capiamo, non possiamo capire ma abbiamo un obbligo al quale non possiamo sottrarci: viverla.
Questa non è una condanna come diceva Schopenhauer ma un dono meraviglioso: possiamo creare. Tutto ciò che ci circonda, nel bene e nel male è opera dell'uomo, e tutto ciò è meraviglioso.
Io credo che nel momento del passaggio, della morte a questa vita, ci consola questo. Ciò che lasciamo sono frammenti della nostra eternità.
Per questo dobbiamo sempre trasmettere a chi ci sta lasciando una speranza, noi siamo parte di ciò che lui ha creato.


Aggiunto: Febbraio 25, 2021
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Domanda allo psicoterapeuta:


Dottore chi sono gli uomini metrosexual? C'è un legame con l'orientamento sessuale? Sono omosessuali latenti?

Risposta del Dott.Zambello: Non ne conoscevo il significato. Le trascrivo cio che ho letto: "Il neologismo metrosexual è stato inventato nel 1994 dal giornalista inglese Mark Simpson per indicare una nuova generazione di uomini, eterosessuali, che vivono nelle grandi città (metro-) e che hanno una grande attenzione per il proprio aspetto."


Aggiunto: Febbraio 23, 2021
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Domanda allo psicoterapeuta:


Buongiorno, sono stata per circa un anno in terapia da una psicologa giovane ma a dire di tutti molto brava. Riconosco che era molto carina e disponibile ma a volte aveva degli atteggiamenti che, per me che non sono ovviamente del mestiere, hanno fatto sorgere dubbi sulla correttezza di tali comportamenti.
Per esempio spesso durante le sedute e mentre mi faceva raccontare aneddoti o mie sensazioni, sbadigliava. Capisco che possa accadere ma era molto frequente e mi metteva in condizioni di "tagliar corto" col racconto per evitare di annoiarla.
Un'altra curiosità che ho è sapere se è corretto, nel momento in cui un paziente racconta di una frattura di un rapporto, cercare in tutti in modi di portare la persona a riappacificarsi. Nel mio caso, facendola breve, da diversi anni non ho più rapporti con i miei suoceri. Dopo aver subito pesanti insulti, attacchi, invadenze, più e più tentativi di rovinare la mia famiglia, bugie e brutte parole con i miei bambini, ho deciso di staccarmi da loro definitivamente quando ormai, dopo un decennio, i loro comportamenti avevano creato in me ansia e attacchi di panico. Motivo per cui ero arrivata da lei. Ma ammetto che era diventata abbastanza imbarazzante quando, durante ogni seduta, mi spronava a tornare da loro, far pace, capirli, accettarli e riprendere un rapporto. Sono in grado di capire che una sorta di pace possa far bene anche me, ma sono altrettanto in grado di capire quando un rapporto è tossico e quando non è più il caso di prestarsi ad essere vittima e di continuare a sopportare. MI chiedo quindi perchè se un paziente si libera di un qualcosa che a detta sua, mi aveva creato una claustrofobia relazionale, deve essere spronato a tornare al punto di partenza. Cosa mi sfugge?

Risposta del Dott.Zambello: Non so e non posso sapere cosa e il perché la sua terapeuta le desse tanti consigli durante la terapia.
Le dico cosa credo: il terapeuta non dovrebbe mai dare consigli e tanto meno intervenire su dinamiche che avvengono fuori del setting. Perché dovrebbe avere consigli da suggerire?
L'unica cosa che può fare è cercare di far capire al paziente come lui funziona, il resto non le compete.


Aggiunto: Febbraio 22, 2021
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Domanda allo psicoterapeuta:


Dottore secondo lei è vero che la mente fa ammalare anche il fisico? E se si, pensa possa anche guarirlo?

Risposta del Dott.Zambello: Mente e corpo, non sono scindibili. Noi siamo il nostro corpo.
Il tema delle malattie psicosomatiche è molto delicato. Il passaggio di un disagio dalla mente al corpo e viceversa è molto complesso e non segue le vie corticali, la volontà.


Aggiunto: Febbraio 21, 2021
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Domanda allo psicoterapeuta:


Grazie della gentile e velocissima risposta caro Dottore.
Quando dice.." È lei che deve staccarsi, non seguirla nella sua rabbia. Abbia per lei pietà ma, non si sporchi l'anima.
Quando avrà bisogno di lei figlia, ci sarà ma, richiedendo rispetto."
Le assicuro, ci provo. Ho più volte letto nelle sue risposte la necessità di distaccarsi dalla figura di figlio e concordo. Ma nella pratica come si fa? Come si fa ad ascoltare una telefonata di accuse al mondo intero e anche a me e riuscire a farsele scivolare addosso?
A volte mi domando se il mio fastidio verso il suo comportamento nasconda la paura di diventare come lei o forse la paura che mi trascini dentro questo "vortice". A volte provo anche la paura che questo atteggiamento la renda ancora più sola di quanto non sia già, il che porterebbe ad addossare solo a me tutto il suo "peso".

Risposta del Dott.Zambello: Lei non è il Salvatore. Lasci che sua madre viva la sua vita come la sa vivere.


Aggiunto: Febbraio 16, 2021
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Domanda allo psicoterapeuta:


Dottor Zambello buongiorno.
Non sopporto mia mamma. Donna di 70 anni che seriamente mi porta tanta tanta negatività. È brutto da dire e me ne rendo conto. Ma ogni telefonata sento solo critiche, attacchi, parole brutte per tutti.
Adesso ho una zia malata, sua sorella, e quando ci sentiamo ad esempio anziché preoccuparsi di questo è una critica continua al figlio, ai parenti che dicono qualcosa, alla zia se chiama o non chiama. Addirittura ha avuto da dire sui parenti perché si sono definiti preoccupati in quanto secondo lei, essendo la sorella forse solo lei ha diritto di esserlo.
Critica le amiche(pochissime che ha) o le vicine se vedono i nipoti visto che io a causa di questo virus tendo a farglieli vedere solo all'aperto (ma lo faccio per lei e nemmeno se ne rende conto). Quindi le nostre chiamate sono tutte incentrate su appunti, pettegolezzi, critiche e anche quando le faccio notare di farsi i fatti suoi fa orecchie da mercante e prosegue. È stata un mamma molto assente forte del suo compagno e delle sue amicizie che rendevano la sua famiglia meno interessante dei suo hobby. Ad oggi ha perso tutto, tutti.
Ma mi creda questo atteggiamento mi toglie il sonno.

Risposta del Dott.Zambello: Gent.ma Caterina,
capisco la sua sofferenza rispetto una madre che a dir suo vive in una dimensione di risentimento e rabbia contro tutto e tutti.
Che fare? Niente. Abbandoni l'idea di poter cambiare sua madre. Lei è così e, forse, ha diritto a rimanere così. È lei che deve staccarsi, non seguirla nella sua rabbia. Abbia per lei pietà ma, non si sporchi l'anima.
Quando avrà bisogno di lei figlia, ci sarà ma, richiedendo rispetto.


Aggiunto: Febbraio 16, 2021
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Medico psicoterapeuta e psicoanalista


Dott. Renzo Zambello
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