Narciso
Essere un narciso: epidemia del nostro secolo.
Narciso, colui che continuamente ripete il suo dolore. In ogni epoca la società ha fatto i conti con epidemie che hanno devastato la popolazione e messo in crisi l’economia e il sistema sociale. Fra queste, il vaiolo nel secondo secolo d.C. la peste bubbonica nel ‘500, nel 1300 la peste nera poi, nel 1800 il colera. Oggi: il narcisismo.
Esagerato?! Si, ma non troppo. Sostengo la possibilità di definire il narcisismo come una pandemia, specialmente nella modalità di trasmissione e nelle dinamiche di contagio, ma su questo tornerò dopo. Quanto ai danni personali, beh! basta conoscere qualche narciso per concordare che a quantità di sofferenza, il poveretto non è invidiabile da nessuno.
Quando parlo di narcisismo mi riferisco a quello che gli psicoanalisti definiscono come narcisismo patologico. Vedremo infatti che i meccanismi narcisistici sono una dimensione normale, direi obbligata e continua della nostra mente. Un po’ come il colesterolo per il corpo, con troppo si muore ma non c’è vita senza di esso. Quindi, da questo momento, quando faccio riferimento al narcisismo, intendo il narcisismo patologico, quello mortifero.
Chi è il narcisista patologico? Certamente non la persona sicura di sé e che ostenta le proprie possibilità materiali o intellettuali facendo lo sbruffone, che “ se la mena un po’ ”, come dicono i ragazzi. Il narcisista ha un Io debole e fragile ed è continuamente in preda all’ansia. Il problema infatti sta qui. Nessuno si può concedere di vivere con un Io fragile, con un senso di “vuoto dentro”. Sarebbe come andare in giro “senza pelle”. Così l’Io sofferente è obbligato ad escogitare sistemi di difesa che gli permettono di resistere ma che successivamente, potrebbero ucciderlo. Uno dei sistemi più usati, ad esempio è quello di immaginarsi, di sognare di diventare un grande, un famoso, un potente e avere successo. Anche se il narciso non sa che qualsiasi cosa raggiunga, finanche diventare Presidente del Consiglio, non gli servirebbe per sedare la sua ansia. Il narciso si concede fantasie megalomaniache senza ritegno. Ad un minus come si sente, reagisce con pensieri e progetti grandissimi. Un mio paziente, se pur dotato di una intelligenza superiore, coltivava in sé la fantasia che prima o poi sarebbe diventato Papa. Si, Papa, senza accento. Era pazzo? No, cercava disperatamente di coltivare fantasie onnipotenti per far fronte ad un “Io vuoto”. Immaginatevi la frustrazione di questo poveretto in un periodo in cui i papi si moltiplicavano e lui non veniva chiamato da nessuno.
Il mito di Narciso.
Per capire come ciò funziona bisogna rifarsi al mito di Narciso così come ce l’ha descritto Ovidio fin dall’antichità.
Ci dice Ovidio che Narciso, ragazzo bellissimo, desiderato da tutti, non si percepisce, non si conosce, diremo noi oggi ha un Io debole, anzi, é così fragile che spinto dall’ansia se ne va da casa alla ricerca di se stesso. La madre che forse non é esente da colpe per lo stato psichico di Narciso, interviene e pasticcia ulteriormente la situazione del povero ragazzo così da provocare l’invidia e la maledizione degli dei. Risultato: Narciso vaga nella foresta finché non vede uno che le appare bellissimo e se ne innamora. Peccato che sia la sua immagine. Il poveretto si innamora di se stesso.. E’ la fregatura ultima, non riuscirà più a staccarsi da quel meccanismo mortifero. Morale: il narcisismo è la morte psichica.
Il narcisismo è un dolore, atroce. Dolore di non sentirsi, di essere nudi, senza pelle, di non avere scelte, chiuso in una trappola, in una camera di specchi, vuota.
La clinica oggi, a distanza di millenni da Ovidio, constata ancora la malattia, ne registra la diffusione ma soprattutto ne ha spiegato alcune dinamiche. Ad esempio sappiamo che il senso di Sé, l’Io, non è un processo che avviene automaticamente, ma è la risultanza del rapporto tra madre e figlio nei primissimi mesi di vita. E’ la madre che riconoscendo il figlio come essere staccato da se stessa permette allo stesso “di sentirsi”. Come dice la Klein, il bambino si riconosce negli occhi della madre. Ma, è lo svezzamento il grande momento in cui si giocano le carte che possono condannare o salvare il bambino: o i due sono capaci di “staccarsi” o resteranno “uniti per l’eternità” con la conseguenza che si è creato “un uno” fuso è confuso, una monade, dove il bambino non saprà mai chi lui è veramente.
Ovidio ci ha spiegato che poco importa che poi il giovane vada in giro, si allontani dalla madre. Ormai la maledizione l’ha segnato. Sono persone condannate a cercare, costruire, fare le cose più incredibili, a volte con sforzi ed atti di apparente grande generosità ma che non lasciano in loro niente. Se sono persone in possesso di una buona intelligenza, spesso ottengono risultati sociali e interpersonali importanti ma a loro non importa, sono sempre vuoti, nulla li sazierà mai. Non ci sono risultati professionali, amori, soldi che possano colmare “quel buco nero” che è dentro di loro. Sembra proprio la maledizione di un dio invidioso. Queste persone, come Narciso, non si innamorano di cose reali, di oggetti che stanno fuori di sé ma di loro proiezioni. Amano negli altri quello che non riconoscono in se stessi. Gli altri non sono altro che proiezioni di sé che inevitabilmente deludono e tradiscono.
Il dolore del narciso.
Il dolore che prova il narciso è straziante. In preda ad un’ansia continua, sempre sul punto di implodere con la paura continua di morire nel senso di non esistere, egli è continuamente costretto a cercare, a fare, ad investire, a sedurre, a costruire, a sognare e poi, a verificare il fallimento. E, per non morire, ripartire subito.
Sostenevo all’inizio che questa sofferenza della personalità segue una psicopatologia che richiama le epidemie. Infatti queste, perché si sviluppino, hanno bisogno di due situazioni sinergiche: l’agente patogeno e l’ambiente che favorisce la trasmissione. Abbiamo già detto di come la non separazione tra madre-figlio sia l’eziologia della sofferenza narcisistica ma, l’ambiente che permette lo sviluppo dell’epidemia è il padre, o meglio la mancanza del ruolo paterno. Recalcati parla dell’evaporazione del padre e dello smembramento della famiglia. Fino a qualche generazione fa era il padre che assumeva in sé il ruolo di capo-famiglia a cui sottostava ogni membro. Il figlio ad un certo punto smetteva comunque di essere della madre e diventava parte della famiglia con un ruolo sul quale si poteva discutere ma che rompeva la diade madre-figlio. Quando poi, il figlio cresceva, imparava a riconoscere l’autorità degli insegnanti e poi delle istituzioni. C’erano sempre, ovunque, delle figure che venivano riconosciute come paterne. Improvvisamente sono sparite, evaporate come dice Recalcati. Non c’è più il padre. E’ venuto a mancare quella capacità, quella possibilità di contenimento dell’Io fisiologicamente onnipotente del bambino, di essere contenuto, naturalmente frustrato, per permettergli come dice Freud, di costruire la sua pelle. Freud ci ha spiegato che è il super-Io, l’autorità, la legge, che gli permette di costruire il suo Io. Ma, in una società dove gli ideali sono crollati come il “muro”, dove la scuola non riesce più ad essere autorevole e l’autorità del padre è sempre più incerta, rimane solo la madre che spesso, purtroppo, si rapporta con meccanismi primari.
La prossima volta continueremo ad analizzare qual è il ruolo della società e quali sono le possibilità terapeutiche.
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Intrigante… ma realisticamente intima constatazione!
Alla prossima!
Intrigante e realisticamente….. Intima constatazione: be, oggi probabilmente ho scoperto da solo di avere un disturbo narcisistico della personalità… Cioè siamo una famiglia con disturbo narcisistico della personalità, 3 incasinati, 3 figli scoppiati dolce dono dei nostri genitori 🙂 se parlandone con il mio psico dovesse venir confermata questa mal strutturazione della personalità, cosa facciamo? ci imbottiamo di anti depressivi, di droghe, o ri costruiamo l’infanzia con qualche persona che ci culla, oppure andiamo da uno psicologo per raggiungere un cazzo di equilibrio? ora io mi chiedo: scoprire di essere un narciso che tipo di miglioramento puo apportare alla nostra esistenza? cioè bu? 🙂 cio che è stato è stato non so se possa servire a qualche cosa andare in terapia… Che poi il mio obiettivo era quello di svoltare il problema di spesa compulsiva… vabè ho sempre saputo di essere in una prigione, forse potremo darle un nome ” narcisismo” e a cosa serve? Grazie mamma e grazie papà 🙂
Scusate, ho bisogno di sfogarmi un po’:
Sto soffrendo, non per me, ma per una persona che, a causa del suo narcisismo, sta castrando la propria stessa vita.
Una persona che, oltre ad essere narcisa, si dice pure buddista, e quindi cerca di allontanare da sé l'”attaccamento”, cioè evita il coinvolgimento emotivo in modo tale da non dover soffrire poi, quando, “inevitabilmente”, ogni cosa è destinata a finire.
Quindi, magari frequenta una persona ma non si innamora (come Siddartha, che pagava la sua donna per mettere lo scambio di denaro al posto del coinvolgimento emotivo) , lavora ma non si fa coinvolgere nel lavoro e non è quasi mai propositivo e arriva ad odiare chi la induce, invece, a esserla suo malgrado perché collaborare può anche essere bello…Pensa così di non soffrire quando verrà lasciata (e regolarmente viene lasciata), quando cambierà lavoro (e lo cambia abbastanza spesso perché arriva sempre alla rottura con i colleghi), provoca gli altri per arrivare allo scontro…E allora, per non soffrire, medita, per far emergere le emozioni ed allontanarle da se stessa.
Una vita e reali capacità sprecate. E, mi disse una psicologa, un approccio totalmente sbagliato al problema. Ma è narcisa, non ammette che le si dica
che la strada da seguire per uscire dalla sofferenza dovrebbe essere un’altra.
Si ma, lei Paola chi è per questa persona, sua moglie, amante, madre, sorella, amica? Perché soffre, la vorrebbe diversa, in virtù di quale schema?
Certo, se è sua moglie, qualche problema un marito così glielo da ma, per non cadere nel narcisismo a sua volta, le conviene prendere atto della situazione.
Scappaaaa!
Io sono narcisista, o meglio, lo psicologo mi dice che sono una ex narcisista, nel senso che ho superato , non per mia scelta, la fase della grandiosità. Mi ci sono trovata fuori dalla grandiosità non per mia scelta, ma è accaduto ad un certo punto della psicoterapia. Ed è lì che è iniziato il mi incubo, l’inferno.
Maledico il giorno in cui ho iniziato questo percorso. Io non ho fatto una terapia per sentirmi una nullità io non voglio conoscere me stessa, io voglio solo sapere che un giorno potrò avere quello che mi è stato tolto :il sentirmi una donna attraente , senza dover temere le altre donne.Invece non sono mai stata scelta, mai un uomo affascinante e figo che mi scelga di fronte ad una ‘altra donna. Cosa dovrei fare per guarire accettare di una essere una donnetta qualunque? NON CI STO, mi dispiace. io amo le cose straordinarie, che me lo si voglio riconoscere o meno.A dir il vero anche il mio psicologo sostiene che io abbia una intelligenza al di sopra della norma, ma la mia più grande ferita riguarda il sex appeal: da bambina mia padre si divertita a rifiutarmi,preferiva mia sorella, le mie cugine , le altre bambine , ma non me.Mia sorella era quella amata e venerata da tutti i maschi della famiglia paterna. Io ero la cocca (usata) di mia madre (la quale devo ringraziare però per un disturbo anoressico). Sono esteticamente proporzionata, anche se piccolina di statura, 1.60 per 48 Kg, ho un viso grazioso, mi dicono di essere fine, e le donne mi ammirano , di solito piaccio alle donne e non agli uomini, le donne mi dicono che sono “affascinante”.A me interessa essere sexy per gli uomini. Come la mettiamo?
Come la mettiamo? la mettiamo che lei è se stessa e deve riconoscersi. Avrà sicuramente dei punti di forza e altri di debolezza. Crescerà anche, diventerà adulta e poi sfioriranno gli aspetti estetici e subentreranno altre forze. Siamo esseri in continua evoluzione, con uno scopo: gli altri.
Non significa che non dobbiamo prenderci cura di noi stessi e godere di vivere, di come siamo, senza però perdere il significato della nostra vita: l’amore.
Ne ho incontrate di belle, grandiose e graziose. Se usa questo approccio stia sicura che sarà sola o al massimo con qualche sfigato… so che è difficile/impossibile uscirne fuori, ma è così.
La ringrazio Dr. Zambello, ma io ho una forte rabbia e delusione per la psicoterapia e per la categoria degli psicologi.ho guardato un suo video poc’anzi , lei pare che mi trasmette sensazioni buone, pensa che lei sia un”buono”. Va beh sicuramente anche questa è un’idealizzazione.
Io sono comunque molto arrabbiata , sono delusa da me stessa perché non riesco ad abbattere le mie resistenze al cambiamento; Come si fa ad abbattere delle resistenze, a passare da una forza interna fortemente ostinata e contraria ad una attiva e desiderosa di operare un cambiamento?Dovrei avere una motivazione molto forte. E forse è qui uno dei tanti problemi.
Lei dice che nella vita adulta c’è dell’altro, c’è la scoperta dell’altro e dell’amore al di là della perfezione estetica e caratteriale, ma perché io non lo desidero? A me non piace vivere senza “adolescenza”, senza sex -appeal, lo voglio in modo abissale.Mi piace quello e lo esigo prepotentemente.Senza muoio e sono invasa da una rabbia spaventosa omicida e suicida.
C’è anche un’altra cosa che mi blocca: la paura di guarire e di stare sempre male nella vita, non fido nel mio destino e di quello che mi riserva la vita dopo la “guarigione”. Io credevo che la terapia mi avrebbe salvato da un destino avverso (malattie, perdita di un figlio, morte prematura etc.), credevo che tutto fosse collegato al passato, ma non è così, io posso morire da un momento all’altro, posso anche ammalarmi ( ho sofferto anche di disturbo ossessivo e ipocondria).Non riesco ad andare oltre questa paura.Vedo persone che arrivate al” nocciolo” combattono per andare lì, nella separazione, nella vita adulta, perché invece io non vede nulla di buono lì?Tutto ciò che mi crea un circolo vizioso di frustrazione verso me e la terapia.
Sto male , non amo vivere.
Gent.m Asia,
lei molto più efficacemente di me è riuscita a “mostrare” cos’è il dolore del narciso. E’ un dolore lancinante, ripetitivo, mortifero che sembra non dare via di uscita. Non è vero, c’è una via di uscita e il suo “urlo”, la sua rabbia lo confermano: Asia non vuole morire nella trappola in cui è caduta.
Se le dicessi che la via che l’aspetta è facile, le mentirei. Sarà una fatica dura e lunga ma, a lei non sembrano mancare le energie.
Le faccio i miei auguri.
La ringrazio Dr Zambello per le parole di supporto e di incoraggiamento.
Non so se posso dire un’ultima cosa:se le resistenze sono altissime e c’è assenza di desiderio di abbatterle come si fa?
A me sembra non scattare quel meccanismo inverso che invece è quello che mi serve, per iniziare il percorso.A dire il vero spesso mi sento già con un piedi fuori la terapia. Ho letto molti articoli sulle resistenze, a volte sembra coincidere tutto col mio caso, anche con quanto provo col mio terapeuta , ma la logica non aiuta a canalizzare quello che poi è il mio sentire reale verso la giusta direzione. Per esempio, io provo odio e antipatia per il mio terapeuta, rimugino su tutte le volte che non mi sono sentita capita, un po’ come si fa alla fine di una storia con un fidanzato.Diciamo che a volte mi sono sentita poco capita da lui e penso che abbia sbagliato alcune cose con me, che avrebbe potuto aiutarmi diversamente, e forse questo è vero, e non so se può far parte di un normala errore o è stato fatale, o se si può ancora costruire insieme. ma il punto è sempre che il meccanismo non scatta.
Mi scusi se ho approfittato ancora una volta ; in ogni caso, grazie ancora!
Salve a tutti. Scrivo in questo blog che probabilmente non viene letto da tanto..Ad ogni modo soffro di disturbo Narcisistico di personalità.
Ho difficoltà a sentire empatia. Mi sono sempre sentito un verme dentro una persona molto debole e per uscire da questa visione terribile di non riuscire a sentirmi fantasticavo e la mia megalomania si spingeva sempre di più senza confini.
Da sempre molto insicuro ho detto molte bugie. Avevo pretese, volevo sentirmi riconosciuto, amato…Sempre inseguendo questo sogno, ho costruito questo gigante dai piedi d’argilla che per fortuna qualcuno ha avuto la forza di vederlo e distruggerlo. Certo mi ha distrutto tutto ciò, ma questa persona in cui io purtroppo mi sono specchiato è stata ferita inevitabilmente dal mio mostro. Lei è una persona che sa amare davvero, autentica. Inevitabilmente a subito tutti gli effetti collaterali di chi si vuole cimentare nell’aiutare il narcisista patologico..Io non sapevo all’inizio di esserlo. La mia struttura però continua a commettere gli stessi errori. è difficile uscirne. Lei l’ho allontanata..non ho saputo ringraziarla, scusarmi, esserle davvero amico. Non sono riuscito ad essere sincero con lei, difronte alla sua onestà non sono riuscito a dirle davvero seppur in maniera velata che fossi davvero un mostro senza cuore…Anche se lei sente addosso purtroppo questo peso addosso. Io guardo tutto da lontano e provo solo vergogna per me stesso, senza a sentire il suo dolore. Sono un mostro, lei non ne aveva colpa..Scusate parlo come uno psicopatico ma purtroppo tutto ciò è reale..non so come aiutarla come risolvere questa situazione è un incubo, perchè il male più grande sta nell’assurdità di questa grande realtà. Ora non le parlo più mi sono allontanato, non reggevo più. Tutto in me è finzione e manipolazione. La cosa assurda e che quando vedi tutto ciò ti rendi conto che sei come una vera larva umana..elemosini tutto, amicizie, amori. E sopratutto non hai dignità, non sai scegliere, non ti senti e non ti conosci. Giudichi e ti giudichi senza sosta e non hai la forza di reagire…o meglio bisogna farsela venire.
Seguo una terapia, mi stanno cercando di aiutare…Ho molta paura di continuare ad essere un mostro. Questa malattia è il male incarnato. Si è soli, pericolosi e non si ha mai sosta, in perenne e costante ricerca di bisogni fittizzi…Spero di poter guarire e un giorno di poter avere la forza di ringraziare Sentitamente e senza manipolazioni per tutto l’amore che mi è stato ricevuto. Non volevo diventare chi sono ma lo sono diventato…Non riesco a pensare lucidamente..a sentire col cuore. Spero di farcela.e che queste non siano solo parole. Scusate spero di poter rimediare a tutto. Mi sto facendo aiutare.
Grazie Giuseppe.
Capisco, conosco il suo dolore e so quanto sia difficile uscirne.
Però si conceda e accetti una cosa reale, glielo dico da chi sta all’esterno e vede: lei ha fatto tanta strada, ce la può fare.
Ciao Giuseppe anch’io mi chiamo come te ho 28 anni, ed anch’io soffro di questo disturbo. Hai descritto anche tu la mia storia…stesse dinamiche stessi problemi stessi incontri ,Anche io ho vissuto la stessa esperienza che hai vissuto tu, MI manca il fiato… perchè descrivi benissimo di quando si consapevolizza di essere quel mostro.. Io stesso ho vissuto tutto ciò con una persona vera ed autentica. Non puoi dirgli di essere un mostro. è terribile lo so. Poi continui a vivere ma sai di essere vuoto senza nulla…e cechi elemosini manipoli.
Dottore come si fa a fermarsi? è possibile guarire? Io sto seguendo una terapia…ma non so più parlo e più non riesco ad ascoltarmi più mi sembra davvero che parlare sia una cosa inutile. Nelle mie parole vi è solo questo cortocircuito che continua a creare questa realtà asfissiante e tossica..Più grido aiuto e più non riesco a sentire che solo il mio eco di finzione..
Buonasera dottore,
La contatto perché ho letto un suo articolo su internet riguardo il comportamento di un soggetto narcisista.
Purtroppo per me, mi sono imbattuta in uno di loro. Premetto che la nostra era una relazione di amicizia ma le assicuro che in questo momento ne sono ugualmente devastata.
Io ho 25 anni, lui 35; ci siamo conosciuti l’estate scorsa perché abbiamo lavorato insieme in un bar-ristorante sulla spiaggia, io in cucina lui al bar. Siamo diventati presto amici, ci siamo scambiati i numeri, lui ha iniziato a scrivermi messaggi del buongiorno, a chiedermi di uscire con lui, inizialmente a cena, poi a una riunione della discoteca dove lavora come vocalist trasformista (si traveste a ogni serata in modo eccentrico ed è MOLTO conosciuto e ammirato dai ragazzini/e di 14-20 anni; inoltre è gay ma non ha una relazione seria da tanto tempo.. ora ha solo appuntamenti occasionali e molto frequenti è sempre con ragazzi molto più giovani di lui).
Io mi sono affezionata molto a lui, lo vedevo come un fratello e sul lavoro tutti dicevano che eravamo innamorati perché eravamo sempre insieme, sia al lavoro che poi col tempo anche fuori. Era molto gentile, mi ha portata in un sacco di posti, mi ha fatto entrare nel suo mondo delle discoteche dove ho conosciuto tutti i suoi amici e con alcuni siamo usciti tantissime volte e mi sono legata anche a loro. Dopo la fine della stagione io ero senza lavoro e quindi passavo tutte le mie giornate con lui, ma era sempre lui a chiedermi di accompagnarlo. Poi dopo un po’ sono iniziati episodi in cui mi offendeva sia quando eravamo soli sia davanti ai suoi amici; mi diceva cicciona, gambone, culone, sei senza lavoro, non ti vuole nessuno.. io ero allibita dalla sua cattiveria.. non me la spiegavo.. ma non so perché, non reagivo.. avevo paura che se gli dicevo qualcosa poi lui non mi avrebbe più chiesto di uscire.. a volte è capitato che scoppiassi a piangere e lui mi dava dell’esagerata e ipersensibile e si alzava dal tavolo. Mi ha portata in vacanza in Thailandia con una nostra collega di 55 anni..mi ha fatto conoscere i suoi genitori, mi portava a cena da loro..poi un giorno, in giro con un suo amico, è passata una signora e lui dice che sembravo io perché aveva i capelli corti, il giacchetto dello stesso colore ed era un po’ grossa. Io con la faccia ho continuato a sorridere ma ho fatto finta di dargli dei pugni/calci. Una reazione veramente minima per quello che mi aveva detto, ma lui mi dice: non ti azzardare mai più a menarmi davanti alle scuole, se non ti sta bene stai a casa e se ti offendi non me ne frega un cazzo. Io sono rimasta scioccata. Dopo questo episodio è sparito, l’ho cercato per messaggio ma mi diceva che aveva impegni, che aveva la macchina piena e non poteva portarmi..ho iniziato a chiedergli se non mi volesse più vedere e mi ha ripetuto che aveva mille cose da fare e che non aveva voglia di parlare e ripetere ancora le stesse cose. Ma stesse cose cosa? Gli ho chiesto io perché non mi aveva mai detto niente a riguardo..nessuna risposta. Gli ho mandato un ultimo messaggio con scritto: ho capito che ho sbagliato a mandarti questi mess, che non ne vuoi parlare e quindi non devo farti queste domande. Se non vuoi la mia presenza non te la impongo. Fai quello che ti senti. Spero che per il resto ti vada tutto bene e quando vorrai ci risentiremo. Risposta: ok. Dopo questo messaggio ho scoperto l’esistenza di questi soggetti, mi ci sono ritrovata in pieno. Vorrei quindi chiederle gentilmente un parere su secondo lei cosa posso aver suscitato in lui con questo messaggio perché mi viene da pensare che se lo avessi saputo prima non avrei mai mandato questo tipo di ultimo messaggio, se secondo lei con questo messaggio posso avergli dato nuovamente conferma che io sono lì ad aspettare lui perché è l’ultima cosa che voglio. Come posso comportarmi ora? Non ci vediamo da ormai 3 settimane e credo che non mi cercherà mai più..
La prego di darmi una risposta se può perché penso di non aver mai sofferto tanto in vita mia per questa indifferenza, cattiveria e apatia..
Grazie molte
Gent.ma Sara, non so niente del suo amico. E’ possibile che il comportamento del suo amico sia dettato da una personalità narcisistica ma lei che ci può fare? Niente. Vuole un consiglio terra-terra: “lo lasci nel suo brodo”.
Buonasera,
sono una donna di 34 anni (sono assistente sociale e lavoro in una comunità x adolescenti, lavoro che svolgo con grande passione e sacrificio) ed abito in toscana
Da quasi tre anni sono innamorata di un uomo siciliano (coetaneo, imprenditore, ha aperto e chiuso diverse attività, ricco di famiglia) credo sia un narciso xche ne ho riconosciuto alcune caratteristiche (inizialmete mi chiedeva di aiutarlo..xche dopo un po tutto gli veniva a noia ma io nn capivo l impotanza dell affermazione).
Ha un rapporto particolare con sua madre che lo chiama tante volte al giorno ed abitano nello stesso stabile (tutto lo stabile è di proprietà della famiglia).
Il padre si è risposato con una donna piu giovane quando lui era piccolo, so che per un lungo periodo nn hanno avuto rapporti. Lui nn nutre astio nei suoi confronti nn sembra nemmeno giudicarlo.
Ora nn ci sentiamo da 4 mesi, senza dirci niente. .semplicemente nn ci siamo piu cercati
Nn so se ho preso la decisione giusta(di nn cercarlo), spero di si xche almeno la mia nn sara una sofferenza vana..
La nostra storia nn si e’ mai evoluta..
Nn mi hanno spaventato i suoi difetti. .ma il mio stare male x una situazione nn stabile, ci sono anche delle mie responsabilità e anche questo aumenta la mia preoccupazione.
Nn riesco piu a distinguere cosa è giusto fare e non fare.
Io il bene di questa persona l ho sentito, ho sentito anche la stima che nutriva nei miei confronti. .tutti sentimenti ricambiati.
Questa situazione mi sta rendendo apatica, solitamente reagisco con piu grinta. Riesco solo a pensare a lui lontano da me e nn so cosa pensa e come sta e sono qui che mi convinco che con il passare del tempo..
La ringrazio in anticipo
Gent.ma Io,
premesso che non conosco il suo ragazzo, le dinamiche che lei descrive sono caratteristiche di un rapporto con forti elementi narcisistici.
Purtroppo c’è una sola soluzione: tagliare il rapporto.
Lei però dovrebbe chiedersi perché ha accettato di vivere un rapporto con queste dinamiche? Forse la risposta sta nel suo Nickname: ” Io “
Buonasera la ringrazio della precisa e puntuale risposta.
Partendo da questa domanda è nata la voglia di troncare un circolo vizioso da noi creato, mi duole chiamarlo cosi ma tale era diventato, responsabilita 50&50.
Nn è il mio ragazzo, la nostra è stata una conoscenza a distanza.
Per spiegarmi molto semplicemente credo che volere bene porti altro bene, quando questo manca per un periodo di tempo lungo suona la campanella d allarme.
Quindi ora cerco di guardare me e gli eventuali errori commessi, magari accettandoli..cosa per me piu difficile.
Ho lettto diversi suo articoli li ho trovati molto stimolanti.
Detto questo ancora nn riesco ancora a pensare a lui con meno stima e affetto, so che a modo suo mi vuole bene e cmq io nn l ho mai sentito poco empatico..anzi attento a nn ferire la mia sensibilità ma comunque stimolante, si sfuggente..ma questo credo faccio parte della sua persona.
Nn mi riguarda piu. perché so che è la casa piu giusta.
Con stima
Io
Buonasera,mi permetto di riscrivere nel suo sito.
Sto portando avanti la decisione presa (sono un poco fiera di ciò.. qualcosa andava fatto)ma con grande fatica. Cerco di prendermi cura di me stessa, mettermi al primo posto..è darmi tempo.
Ovviamente questa è la teoria..nella pratica mi capita di avere pensieri che mi riportano indietro..
Mi domando se è lecito pensare che uno scontro definitivo avrebbe reso la separazione più facile o,quanto meno,giustificabile.
Ma so che nn siamo mai riusciti ad averlo,nn volevamo,nn era nelle nostre capacità..nn so nemmeno se c’è una risposta..so solo che così è stato.
La cosa piu faticosa è,appunto, nn aver avuto nessuno scontro, sono una donna che, nelle diverse relazioni, cresce con il conflitto e quindi nn mi spaventa..è invece questa volta…
È un periodo che nn sono interessata al genere maschile..mai capitato anche questo..ho sempre riscosso interesse..ora nn mi sembra pensabile..ma cerco di nn farmene un problema..
Scusi dell eventuale disturbo.
Cordiali saluti
Salve, sono narcisista Covert. Dicono che, anche se non apertamente, disprezzo gli altri. Purtroppo è vero e disprezzo me stessa a mia volta per questo ( e oltre che per questo mi disprezzo in generale e mi sento sempre inferiore). Sono sempre in ansia, bulimica. Ho fallito più e più volte nel lavoro (e il cervello era l’unica cosa che avevo). Sono piena di sensi di colpa. Il problema grosso è che sono consapevole di essere io il problema e non trovo soluzione. Sono in psicoterapia. Mi sento in colpa per tutto ciò che sono stata. Per i capricci da bambina. Per la scarsa capacità di adattamento, per aver cercato di piacere a chi “era figo”, per non aver speso il tempo che avevo per aiutare chi aveva bisogno. Ora cerco di vivere coerentemente e di non fare del male ma mi sento un bluff, quindi mi isolo ancora di più per paura che “tutta la mia malvagità” venga scoperta, assieme all’ansia e al disturbo alimentare. L’ho nascosto dietro “un deficit mentale” per cui non riuscivo a capire cosa studiavo all’uni. Non è vero però. Capivo tutto e velocemente, non studiavo o arrivavo in ritardo perché vomitavo 50 volte al giorno e volevo solo dimagrire. Non so cosa pensare di me stessa e non so se per me è solo lecito pensare. Se parlo di me, mi sento in colpa perché sono narcisista, se non ne parlo o svio il discorso chiedendo “E tu?” perché bisogna chiedere subito “e tu”, altrimenti si monopolizza il discorso, risulto una che non parla di sé e che ne nasconde qualcosa. Mi sento orribile. Come faccio a ricominciare da capo? Nessuno sarebbe disposto a credermi.
Quanti narcisisti covert… Lo sono anch’io, con tratti istrionici. Per anni mi sono ammazzata da sola. Mi sentivo vittima della società e non capivo perché tutti mi aggredivano e maltrattavano. Solo ora ho capito la dinamica: 1) sembravo una personalità dipendente, quindi tutti i narcisisti mi si avvicinavano…io ci soffrivo molto più di un dipendente, perché sono narcisista. Queste persone si sentivano ferite da me perché il mio ego superava il loro a livelli stratosferici, e poi si trattava di persone con minori capacità. Ergo: io diventavo brutta e cattiva e stronza, anche se in realtà queste persone erano a loro volta narcisiste, e mi hanno fatto delle cattiverie inaudite. Una era il mio datore di lavoro…una ragazzina instabile sempre senza soldi, che aveva preso un negozietto in affitto grazie ai soldi di famiglia. Mi ha umiliata in tutti i modi. Quando ha scoperto che per me quello era solo un lavoretto, e che mi sarei licenziata perche in prossimità di laurea e di un ottimo lavoro, questa è impazzita perché invece la sua attività stava fallendo e doveva chiudere, e io con una punta di sadismo glielo feci notare ridendo. A quel punto si rese conto che ero anch’io narcisista, e che mi aveva scambiato per una dipendente, e me lo disse pure! E io risi… Mi aveva umiliato tantissimo, come sanno fare i narcisisti non consapevoli. Ho avuto altri rapporti così: ho attirato molti narcisisti che mi scambiavano per dipendente. Quando scoprivano che ero più narcisista di loro e pure superiore, reagivano con rabbia, dicendomi ancora che pensavano fossi diversa. Ora che ho capito di essere narcisista, non attiro più narcisisti. Certo che è strano essere narcisisti ed essere scambiati per dipendenti! Cioè, ok che sono covert e anche istrionica, e quindi a prino impatto si fa fatica…ma i modi di fare, la muscolatura possente, le ambizioni, i vaneggiamenti alla gloria, al potere e all’amore ideale…fai 2+2… Queste esperienze però sono servite a farmi capire cosa può provocare il narcisismo; può fare davvero male al prossimo! Ed è questo il motivo per cui sono entrata in psicoterapia. Mi sono detta:” ma anch’io sono bastarda come questi qui!” e mi resi conto che tutti i miei conflitti a scuola, con i coetanei, sul lavoro, erano in parte colpa mia, del mio mido di fare. Da allora i miei rapporti sono civili e amichevoli. Non ho ancora raggiunto un livello di intimità, ma ci vuole tempo. Già uscire, e piacere alle persone è un traguardo per me. Anche l’empatia è migliorata, anche se ancora carente. Diciamo che ho addottato una tecnica per empatizzare, che si basa nel pensare che quelle cose le ho passate io, ma non è spontaneo, e abbastanza macchinoso. Non penso di riuscire a rinunciare al narcisismo: ai sogni di gloria; a pensieri romantici; potere e soldi…sarà che ho le capacità per raggiungere i miei obbiettivi, e quindi mi viene impossibile rinunciare a tali fantantasie, anche perché li sto raggiungendo facilmente. Però voglio riuscire ad amare e a sintonizzarmi con le persone. Non voglio più rompere le scatole a qualcuno, né provare scatti di rabbia e prendermela tanto per le critiche; e dipende di meno dalla mancanza di complimenti. Per il resto, non penso che riuscirò a smettere di amare me più degli altri. Né smetterò di curare il mio aspetto nel minimo dettaglio; ne smetterò di essere seducente; né smetterò di guardarmi allo specchio ogni due per tre, e continuerò a gongolare per i complimenti. Però vorrei davvero amare anche qualcun’altro e rendergli una vita piacevole anche se non è nel centro del mio mondo. Mi è difficile rinunciarci completamente perché ho avuto un percorso molto difficile, dove ho incontrato persone meschine e ho avuto molte difficoltà; oltre ad aver avuto problemi in famiglia, anche se non voglio incolpare i miei…ci hanno provato. Diciamo che sono sempre stata sola: ero io a consolarmi; ero io ad acarezzarmi e a dirmi parole dolci…da fuori non le ricevevo queste cose, o non ne ricevo abbastanza visto la mia situazione di bambina dichiarata invalida: c’erano una difficoltà a capire i miei stati evotivi ( e io ho avuto parecchi problemi nell’infanzia…avevo il sostegno a scuola ed ero vittima di bullismo spietato( lividi in tutto il corpo e in faccia, sembravo un panda…per un periodo sono andata in giro con gli occhiali da sole per la vergogna) Non è stata una cosa fatta per cattiveria o mancanza d’amore…spesso i genitori non vedono il dolore dei figli: non lo riescono a vedere…ed ecco come mi sono innamorata di me…sola davanti a tutte le difficoltà e quel strano senza di morte che mi ha seguito per molto tempo ( ho rischiato di tirarci le pelle un sacco di volte…tra botte e difficoltà: pensavano che fossi handicappata: sapete cosa fanno agli handicappati, quando tutti si voltano??? Meglio che non lo sappiate.)
Un bellissimo articolo, saggiamente esposto ed illuminante.
Molto bene!
Buongiorno. Non so identificarmi in un disturbo preciso. Tuttavia credo di trovarmi in una relazione con tratti narcisistici. Per quanto lui ricada piuttosto bene nei profili descitti nei testi, a volte sembra virare su un comportamento molto diverso, più empatico. Mi domando se sia possibile che anche io abbia dei tratti narcisistici che non riconosco e che sia anche questo a tenerci profondamente legati. È possibile che si sia instaurato un equilibrio di parti che si alternano tra l’empatico e il narcisista? Se così fosse, so che la domanda può risultare stravagante ma, quello che stiamo vivendo è un rapporto sano e reale? Ultimamente l’equilibrio di cui parlavo si è spezzato, e quello che ci stiamo facendo è devastante. Ho davvero bisogno di fare luce su questa dinamica per capire come comportarmi. La rigrazio sentitamente.
Premesso che non ho la certezza fosse una narcisista/manipolatrice, e che nel mio caso era un’amica, è possibile che, durante la relazione, queste persone vi dicano: “se mi vuoi bene, torna la persona che a me piace tanto” (cioè quella accondiscendente, e non polemica), “io non ho mai detto di esser perfetta, però”, “pensa come vuoi, visto che non mi credi” e dopo che tu rispondi “posso anche crederti ma vedo i fatti, che non sono molto diversi da come ho scritto”, sentir dire “non meriti altre risposte” e cose simili?
Contando che io comunque ho un problema di dipendenza affettiva.