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Domanda allo psicoterapeuta:


Buongiorno, le scrivo perchè ho un grosso problema di tipo affettivo. Sono una donna di 35 anni e ho sempre avuto problemi con l'altro sesso, soprattutto voglio parlare della mia ultima relazione.Sono stata insieme per due anni e uno di tira e molla con un ragazzo che mi piaceva tantissimo che sin dall'inizio mi ha fatto sentire una principessa e che mi ha fatto vivere momenti indimenticabili ma che è arrivato a picchiarmi a volte anche in modo molto violento a causa della sua possessività e gelosia morbosa. Manipolava tutto ciò che divevo per ritorcemelo contro,era geloso delle mie amicizie, si sentiva sempre messo da parte, non era felice per me se mi capitava qualcosa di bello che riguardasse NOI, insomma mi faceva sempre sentire soffocata e in una sorte di prigione dorata. Ora l'ho lasciato ma non le nascondo che cullo ancora l'idea che lui possa cambiare(me lo ha promesso migliaia di volte)e che mi possa regalare una famiglia un futuro dei figli,quello che desidera anche lui.Ho il terrore di non riuscire mai ad avere qs felicità perchè ormai ho già quasi 36 anni.A volte la paura mi blocca il respiro, la prego mi aiuti a capire perchè ho accettato che lui mi picchiasse mi manipolasse..solo perchè mi amava con tutto il suo cuore?ma si mi avesse amato davvero mi avrebbe picchiata?la ringrazio infinitamente.

Risposta del Dott.Zambello: Gent.ma Daniela, ciò che lei chiama "amore" del sua ragazzo, è in realtà un'espressione dell'incapacità di vedere se stessi staccati, separati, dell'altro, in questo caso da lei. E' possibile, per quello che lei dice che il suo ragazzo sia capace di vivere solo dei rapporti fusionali, dove l'altro non è staccato da sé, è fuso confuso con lui in un rapporto che diventa mortifero. Certo, tutti possiamo crescere ed é auspicabile che anche il suo ex ragazzo trovi la possibilità di farlo, escluderei che questo possa avvenire con lei.


Aggiunto: Aprile 18, 2011
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Domanda allo psicoterapeuta:


Egr. Dottore, in + di un occasione ho discusso con il mio terapeuta sull’opportunità o meno di raccontare la mia vita privata..questo perché rispetto all’ambiente che abitualmente frequento, sia lavorativo che non lavorativo, godo di una privilegiata posizione economica, e i miei privilegi (casa,diversi soldi da parte,etc) generano, secondo me, nel prossimo solo invidia. Il mio terapeuta sostiene che nessuno può obbligarmi a dire cose che non voglio dire e che posso condividere solo parte della mia vita e non, obbligatoriamente, tutto indistintamente. Tuttavia questo riesce molto difficile da realizzare in concreto perché, secondo me, nella realtà delle cose, se uno inizia a confidarsi risulta poi difficile riuscire a fermarsi e, se pure uno ci riuscisse, sarebbe difficile farlo senza creare malumori nel proprio interlocutore. La mia scelta è, dunque, quella di non raccontare nulla della mia vita e quando ricevo domande personali rispondo dicendo bugie. Questo è un problema per me, innanzitutto perché non mi piace mentire, e poi perché non mi sento libero difatti, molto spesso, accade che evito le persone che conosco proprio per evitare interrogatori…non vado in quel determinato posto perché potrei incontrare quella determinata persona….oppure se sto in compagnia di un conoscente che ritengo non invadente e all’improvviso se ne aggiunge uno che a mio giudizio lo è, vado via, etc…come posso sentirmi libero di dire e fare quello che voglio???alla fine mi sto accorgendo che + passa il tempo e più sto diventando asociale perché, in buona sostanza, per evitare il problema di dover mentire evito le persone….

Risposta del Dott.Zambello: Gent.mo Signore,
ho l'impressione che lei schematizzi un po': da una parte i bugiardi, dall'altra la verità. Non è proprio così, sono i bambini che pensano in termini di bianco e nero, tutto giusto, tutto sbagliato, tutto vero tutto falso. In realtà gli adulti imparano a modulare il linguaggio tenendo conto degli altri, dei tempi, delle opportunità e anche della proprie necessità di riservatezza. Ad esempio non è vero che il medico deve "dire tutta la verità", il medico deve mettere il paziente che ha davanti nella capacità di capire.
Non mi preoccuperei poi troppo dell'invidia degli altri, l'invidia fa male a chi la prova e poi non è mai un sentimento "puro", molto spesso si lega all'ammirazione.


Aggiunto: Aprile 16, 2011
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Domanda allo psicoterapeuta:


dottore sono un cinquantenne sardo da un pò di tempo ho dei dolorini zona ombellico che mi hanno preoccupato sono andato dal mio medico hò fatto un ecografia completa addominale che non ha evidenziato nulla dopo un pò di tempo è morto mio padre di tumore con tanta sofferenza .mi sono venute le preoccupazioni e soffrire d insonnia nonostante sia stato tranquillizzato di conseguenza stò dormendo malissimo cosa devo fare è come sè non voglio convincermi di non avere nulla.stò prendendo delle gocce la sera.

Risposta del Dott.Zambello: Gent.mo Signore,
lei soffre di nevrosi ipocondriaca. Si guardi il video che ho girato su queto tema:
http://www.youtube.com/watch?v=EMJf6YJveNs&feature=channel_video _title
Se le sembra che il suo disagio sia un po' troppo esteso, pervasivo, chieda aiuto ad un terapeuta.


Aggiunto: Aprile 15, 2011
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Domanda allo psicoterapeuta:


Salve,io ho una figlia di 21 anni ,ho educato con pazienza nel mio meglio posssibile, e' da ormai 6 mesi che e' seguita da uno psichiatra xche' stava molto male... il risultato e' che sta un po' meglio ma ha mandato io e mio marito da altri 2 psicologi differenti. puo' anke starmi bene.MA da qndo mia figlia frequenta qsto psikiatra e' diventata cattivissima nei miei confronti,sembra proprio ke me la voglia mettere contro.Anke mia figlia dice di nn capire xke' lo psikiatra mi odi tanto ?

Risposta del Dott.Zambello: Gent.ma Signora,

sua figlia ha tutto il diritto, dovere di andare da chi vuole, farsi curare dallo psichiatra che vuole ma, non di obbligarvi a fare altrettanto. La sua difficoltà a trovare la sua "libertà" non deve andare a scapito vostro. Non entri nel merito, anzi si rifiuti di sapere cosa sua figlia si racconta con il terapeuta ma esiga rispetto. In fondo é adulta, se trova così difficile abitare con voi, vada ad abitare da sola.


Aggiunto: Aprile 14, 2011
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Domanda allo psicoterapeuta:


Caro dott. Zambello vengo da un periodo molto buio dovuto ad un brutto trauma che probabilmente non ho ancora superato del tutto. Oggi che dovrei cercare in tutti i modi di farmi la mia vita mi trovo in un momento comunque di grande debolezza, sto all'università, al quinto anno, non mi mancano molti esami ma i più difficili, mi sento una nullità perchè non studio e so che cosi facendo non andrò avanti, penso a volte di lasciare e tentare un altra strada, ma questo mi farebbe male perchè fino a poco tempo fa pensavo di riuscire e mi sentirei davvero male agli occhi della gente e di tutte le persone che mi conoscono se cambiassi rotta,ed anche i miei genitori non lo permettereberò, ma al tempo stesso sto male oggi perchè vedo i ragazzi belli e spensierati che vanno avanti che studiano ed io qui fermo a pensare in negativo al mio futuro, forse il trauma e come ragiono oggi sono collegati, ma comunque io sto male in ansia a settembre prima dell'accaduto avevo una visione totalmente diversa della mia vita. Non posso continuare cosi, è straziante. la ringrazio

Risposta del Dott.Zambello: Lei non fa accenno a che tipo di trauma ha subito ma, poco importa, mi sembra chiaro che ora é in uno stato di stallo. Lei non chiarisce se prima del trauma le cose all'Università andassero bene, ho il sospetto che non sia proprio così. Penso si siano sovrapposte tematiche e disagi diversi.
Perché non chiede aiuto ad un terapeuta, magari trovandosi un piccolo lavoro al sabato o domenica che le permetterebbe di pagarsi la terapia?


Aggiunto: Aprile 12, 2011
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Domanda allo psicoterapeuta:


No dottore non sto giocando che cosa glielo fa pensare, solo perchè non so dare un nome a quello che ho, mentre invece gli altri sono seri vero, a volte l'apparenza inganna sa e io mica credo che le persone che le scrivono hanno tutte quelle cose, come fanno a saperlo, chi glielo ha detto, e perchè lo hanno accettato? Io si sono come un bambino che quando si fa male non sa dargli un nome, si limita a non fare più certe cose che faceva prima. Quando leggo i problemi degli altri rimango esterrefatto per quanto sono precisi nella descrizione, com'è che fanno? io non lo so fare mi creda; se poi questo è sinononimo di giocare allora va bene sto giocando. Spero di essermi chiarito con lei che ha avuto la bontà di almeno rispondermi, anche se la risposta delle risposte non l'ho avuta. Arrivederci dottore è stato un piacere.

Risposta del Dott.Zambello: Gent.mo Signor Michele,
non volevo rimproverarla, la invitavo solo a non chiedere ma soprattutto lamentarsi in modo indiscriminato.
Lei parla di un dolore "senza nome" e questo è già descrittivo. Grandi scrittori hanno parlato di:"Male oscuro". Berto, uno di questi si riferiva ad esempio alla Depressione. Io non so se lei sia depresso, non so niente di lei ma, sono certo che se lei avrà il coraggio di chiedere aiuto, personalmente ad un medico, ad uno psicoterapeuta, la potrà aiutare.
Auguri.


Aggiunto: Aprile 12, 2011
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Domanda allo psicoterapeuta:


egregio dottore neanchio sono un mago e nemmeno dottore, sono un semplice cittadino che chiede aiuto veda lei io non so più di tanto dirle. è strano che lei chiede a me come fare per

Risposta del Dott.Zambello: Gent.mo Signor Michele,
io credo che lei abbia voglia di "giocare", in questo caso la invito a lasciare perdere, se non altro per rispetto a quanti veramente hanno bisogno. Se invece lei veramente sente la necessità di un aiuto allora la invito a specificare bene il suo disagio. Solo il bambino, quando è proprio piccolissimo esprime i suoi bisogni in maniera indifferenziata ma poi da una certa età comincia a dare un nome, a dire ho male qui, la, ho fame, ho sete, sono ansioso, sono depresso... Da cioè dei nomi al suo disagio, racconta la sua storia, il perchè secondo lui sta male, cosa vorrebbe.
Un'altra cosa, non secondaria è dire dove uno si trova. Mi sta chiedendo un aiuto diretto o una informazione?
Se poi, uno si trovasse in una situazione dove ha veramente perso la cognizione del tempo e dello spazio ed è incapace, cosa che credo non sia per lei, di esprimersi, va al Pronto Soccorso.


Aggiunto: Aprile 12, 2011
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Domanda allo psicoterapeuta:


ho scoperto che mia figlia di 16 anni e lesbica come mi devo comportare sono confuso ho paura d sbagliare ci devo parlare? cosa devo dire? ho devo far finta di niente?

Risposta del Dott.Zambello: A sedici anni non si è "lesbiche" e neanche "gay".
La sessualità come il corpo è ancora in evoluzione. In particolare la sessualità femminile che rimale spesso su un versante borderline anche più avanti con gli anni.
Le consiglio di trattare il tema con sua figlia, se ne avrà l'occasione, con molta leggerezza, se le è possibile, senza preconcetti, ripetendo, chiaramente a sua figlia che qualunque scelta ella farà, voi genitori la rispetterete e le vorrete bene.


Aggiunto: Aprile 12, 2011
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Domanda allo psicoterapeuta:


egregio dottore a me lo chiede? eh che ne so come può aiutarmi, magari lo sapessi, è lei il dottore

Risposta del Dott.Zambello: certo, un dottore non un mago.


Aggiunto: Aprile 11, 2011
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Domanda allo psicoterapeuta:


gent.mo Dott. Zambello
le scrivo in quanto a partire da quest'estate mi sono iniziati quello che io definisco "attacchi di panico da cibo", le spiego meglio. Ogni qualvolta che devo mangiare inizia la tachicardia, sudori freddi e mi gira la testa. Quando ho il boccone in bocca lo mastico talmente tante volte che diventa pappa, ma nel momento di deglutire faccio veramente fatica e più di una volta mi è capitato di avere la sensazione di soffocare, quando in realtà il boccone era andato nel verso giusto, ma mi sento bollire la faccia e inizio a tremare, poi cerco di respirare con il naso, ci riesco e allora cerco di tranquillizzarmi. La mia paura è quella di soffocare. negli ultimi mesi ho avuta degli alti e bassi. per qualche mese la situazione è andata migliorando e riuscivo a essere più tranquilla e a mangiare senza farmi troppi problemi, ma a partire dal mese di febbraio, dopo aver seguito un corso di pronto soccorso, i miei problemi sono tornati fuori. Adesso riesco a mangiare solo a casa mia e solo determinati piatti (e a volte anche a casa mi capitano queste crisi), ma fuori per me è del tutto impossibile riuscire a mangiare gli attacchi mi capitano ancora prima di sedermi a tavola e appena ho la lista in mano sono talmente agitata e tremo che o non mangio o opto per un dolce, più morbido e più facile per me da mangiare. Ho fatto un periodo di psicoterapia, in cui mi si diceva di non focalizzarmi troppo sul cibo e di pensare al perchè di queste manifestazioni. Ad oggi ancora non sono arrivata da nessuna parte e il mio problema sussiste. Per questo sono a chiederle un consiglio.

Grazie mille
Cordiali saluti

Risposta del Dott.Zambello: Gent.ma Signorina,
il suo disturbo è molto radicato ed ha radici antiche. Per quello che conosco io, ben difficilmente si ottengono dei risultati lavorando sui comportamenti. Lei dovrebbe fare una terapia ad indirizzo psicodinamico ma soprattutto, non smettere di sperare. Ho conosciuto casi molto più invalidanti del suo che si sono risolti bene. Continui a lottare ed a chiedere aiuto.
Auguri.


Aggiunto: Aprile 11, 2011
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Medico psicoterapeuta e psicoanalista


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